19 Settembre 2014   •   News

Maupassant: un linguaggio naturale e flessuoso

Massimo Biondi

Il nostro cuore si presenta chiaramente sotto l’aspetto del romanzo, ma può essere interessante notare che possiede almeno altre due “nature”, non meno importanti né meno caratterizzanti della prima. In primo luogo è l’espressione fedele di uno studio, di un’osservazione minuziosa e profonda, ravvicinata eppure generalizzata, dell’animo umano e delle dinamiche che si attivano ogniqualvolta il più pervasivo dei sentimenti, l’amore, travolge in maniera differente due vite, due storie, due persone. Non solo osservata nelle sue manifestazioni esteriori di gesti, scelte, atteggiamenti, ma vista dal di dentro, in presa diretta, seguendo l’incoerente spontaneo susseguirsi degli stati d’animo, nelle mani e nell’accorta fuga di parole di Maupassant la vicenda assume a pieno titolo l’aspetto della rappresentazione anatomica di una realtà interiore che siamo usi racchiudere oggi sotto la dicitura di psicologia. Quest’opera dell’autore francese, al pari di molti altri suoi scritti, va assegnata a pieno titolo al novero dei romanzi psicologici, dei quali costituisce una delle prove migliori, senz’altro esemplare per chi voglia incamminarsi su quella via. Notre Coeur è però anche il frutto di un esasperato verismo naturalistico, se con questo termine indichiamo la fedeltà totale, assoluta, talora addirittura priva di fantasia, cui l’autore si è attenuto nel raffigurare un particolare settore della società dei suoi tempi: l’ambiente dei salotti frequentati da artisti e letterati à la page della Parigi intellettuale e mondana. Ciascuno dei dettagli enumerati nella descrizione dei contesti – dalle flessuose statuine di Predolé ai portalampade esageratamente rigonfi, dalle “gigantografie” appese alle pareti alle luccicanti maree che instancabilmente risommergono di un velo la baia del Mont Saint-Michel – ciascuno di questi dettagli è vero, autentico, integrale, collocato al suo posto naturale, trattato dallo scrittore con una delicatezza e un rispetto senza cedimenti. Anche gli ambienti funzionali allo svolgimento della storia, dalla gabbiola in giardino sgocciolante fredda pioggia invernale all’intrico delle foreste di Normandia, spiccano da queste pagine con la naturalezza del verismo e l’efficacia dell’immediatezza fotografica. E non potremo non notare, noi uomini del ventunesimo secolo abituati a un mondo di immagini televisive e di computer grafica ad alta definizione, con quanta sapienza e istintiva padronanza dello strumento espressivo Maupassant sia riuscito a vergare sulla pagina l’essenza di una rappresentazione mobile della vita, essenzialmente cinematografica, del tutto sconosciuta e inimmaginabile ai suoi tempi. Elemento unico a compiere il prodigio di una simile ripartizione di Notre Coeur in tre piani stilistici, inavvertitamente fusi e confusi tra loro, è il particolare linguaggio adoperato da Maupassant, un linguaggio mai sciatto o banale eppure mai inutilmente ricercato o artificioso, desueto o alla ricerca dell’effetto; un linguaggio naturale e flessuoso (come le statuine di Predolé, verrebbe da dire) svolto con la maestria e l’eleganza di chi sa padroneggiarlo con serena fermezza e sa, o avverte, di trovarsi in una prospettiva insolita e lontana da quella di molti altri: la prospettiva dell’arte, della grazia, della parola. Tutto ciò rende particolarmente arduo il lavoro del traduttore (per sua natura, collocazione e fors’anche vocazione, traditore dell’originale), che ha il compito di rispettare ma anche di trasportare altrove le intenzioni, i sentimenti, le aspirazioni di un autore, mantenendosi quanto più possibile in sintonia con la sua agilità di pensiero e di espressione. Il compito è tanto più arduo quando una simile operazione implica un “viaggio” in una cultura profondamente diversa di un mondo trasformato, come quello attuale, che sembra aver perso perfino memoria delle sue radici e della sua provenienza. Il tentativo di superare lo iato è stato compiuto. La speranza è di essere riusciti a rendere in maniera apprezzabile la qualità e l’interesse connaturati nell’autore francese.